martedì 20 febbraio 2007

Kurt Cobain:la rockstar che non voleva esserlo!

Questo testo che ho trovato su internet è un po' lunghino e immagino che molti di voi, perlomeno chi non ama i Nirvana e Kurt, non avrà voglia di leggerlo; però è un testo veramente bello e fa capire chi era veramente Kurt Cobain. Provate almeno ad iniziare poi se non vi prende smettete pure, nessuno vi obbliga!!

Buona lettura

Nascere in un paesino della remota provincia americana, dove l’attività più diffusa, oltre al taglialegna, è la sbronza serale nei pub. Vedere i genitori divorziare a otto anni di età, lasciandoti in balia di mille parenti che ti ospitano. Andare a vivere sotto i ponti perché anche gli zii hanno deciso di rompere ogni tipo di rapporto. Poi, scoprire di avere un talento artistico impensabile. Kurt Cobain avrebbe 40 anni, ma è morto suicida a 27: obiettivamente, chi riuscirebbe ad immaginarselo imbolsito, magari un po’ calvo, appesantito dagli anni? Omaggio un po’romanzato a un genio.
In bloom
Certo, non è facile scappare da Aberdeen, da Tacoma, da Olympia, triangolo dell’alienazione per gli adolescenti nello stato nord-occidentale di Washington. Ma a Seattle c’era già nato Jimi Hendrix, tanti anni prima, e se un minimo si è appassionati di musica, basta poco a volerlo imitare. In più essere mancini come lui, amare il rock, quello vero, duro, senza fronzoli. Può bastare per scrollarsi di dosso i rancori e saltare, fuori, via dal passato, dai problemi. Salute cagionevole, narcolessia, forse un’ulcera perforante, che ti obbliga ad assumere spesso sostanze stupefacenti – leggasi eroina - per calmare i dolori. Solo che le fitte non si curano con la droga, anzi: piano piano ne diventi dipendente. E non sei più catalogato come malato, ma come tossico.
Something in the way
Ci sono Kris e Chad, vecchi amici, che aiutano a formare il gruppo: “Come lo chiamiamo?”, “Nirvana”, “Perché Nirvana?”, “Perché rappresenta bene l’idea del rock”. Fine delle discussioni: chitarra, voce, basso. Via con i concertini nei locali, spettatori pochi, quasi nessuno; ma almeno qualche casa discografica minuscola ci nota. Agganci? Ma sì, quel Buzz Osborne della Sub Pop. “È gay? Chi se ne importa, anche se accusano pure me di essere omosessuale. God is gay, Dio è gay, lo scrivevamo sui muri da ragazzini”. Dicevamo, gli agganci con le case discografiche: “Perfetto, incidiamo un demo. Sì, ma con quali soldi, visto che l’unico che lavora qui fa l’istruttore di baseball per bambini? Mica Rockfeller”. Già. “Ma ti ricordi di Jason?”. “Sì, come no. Lui ce lo presta di sicuro qualche dollaro. Ottimo. Lo coinvolgiamo, lo mettiamo nei credits come secondo chitarrista, ma nel frattempo suoniamo noi”. Andata: nasce così “Bleach”.
Love buzz
Il demo diventa un album. E che album, grande successo. “La critica ci definisce post punk, addirittura. Parte il tour, ma che vita da cani: trasferimenti su pulmini, pasti saltati, e poi i cronici problemi di salute. Meno male che c’è quella Courtney, carina. Un po’ aggressiva, forse, d’altronde ha lavorato anche come spogliarellista”. Meglio pensare al lavoro, e all’incisione di un secondo album, con il nuovo batterista, Dave, gran virtuoso. “Qualche canzone è già in cantiere, composta fin dai tempi in cui fumavo l’erba di nascosto ai concerti dei Melvins. Ce n’è una, inizia con due accordi semplici semplici. Non saprei che titolo metterle, ma una mia amica una volta da ubriachi mi ha detto che puzzavo come quel deodorante per bambini.. come si chiamava?”. Teen Spirit, spirito adolescenziale. “Appunto: Smells like teen spirit”, ma nel senso del deodorante. Cioè, tipo Smells like Neutro Roberts. Non sarà mica un inno generazionale.
Serve the servants
Hai detto bene? Undici milioni di copie vendute, “Nevermind”? Quel bimbo nudo che cerca di prendere un dollaro in piscina è meglio di Michael Jackson? Grunge? E che diavolo è questa roba? Ah, i Nirvana sarebbero grunge. Solo perché ci vestiamo un po’ trasandati, facciamo musica diversa dalla media, un po’ rozza e “sporca”? Non scherziamo. Sì, ma adesso come le gestiamo tutte le ospitate, le copertine? Non ci stiamo più dentro, rischiamo di impazzire. Bene, impazziremo. “Intanto io mi sposo Courtney. Sì, la amo. Facciamo scandalo, e allora? Non sono problemi nostri”.
Breed
“Ci massacrano tutti. Pubblichiamo un album di inediti così ci togliamo un po’ di pressione”. Intanto nasce la figlia, Frances Bean. “Sì, , perché nell’ecografia sembrava proprio un fagiolo. E Frances, come Frances Farmer, l’attrice dichiarata pazza e rinchiusa in manicomio negli anni 40. La casa discografica, però, ci impone un nuovo disco, di materiale nuovo. Non so se ci riuscirò, sto male. La droga mi devasta, i dolori mi devastano. Purtroppo anche Courtney è tossica come me. Mi sono rotto le scatole di dover rispondere ai giornalisti, alle televisioni: vogliono sapere tutto di me, della mia vita privata. Ma io non ho niente da dire. E se non rispondo mi attaccano. Però nessuno mi aiuta. Sto male e nessuno mi aiuta”.
Heart-shaped box
Fa male, ma bisogna continuare. Sarà un disco pieno di riferimenti corporei. Sangue, utero, parassiti. Il disagio è palpabile. “Penso di essere pazzo, o forse sono solo felice. Usaci solo una volta e distruggi, odia i tuoi nemici, e salva i tuoi amici; cerca il tuo posto nel mondo, dì sempre la verità. La rabbia adolescenziale ha pagato bene, ora sono annoiato e stanco, tanto stanco da non poter dormire. Ho perso il sapore della tristezza”. Star male veramente. Eppure i fan credono che sia solo un modo per aizzarli, testi che inneggiano al dolore solo perché “fa figo”. “Nessuno mi capisce più, ormai siamo solo i caposcuola del punk, del grunge: ma quale caposcuola?”.
Come as you are
Non solo punk, non solo arrabbiati. “Lo dimostreremo. Magari i nostri fan si arrabbieranno, ma è indispensabile per noi apparire anche come artisti, musicisti, e non solo come popstar”. New York, Grande Mela, Unplugged. “Che bella la sala. Le candele, le luci soffuse, noi che suoniamo scalzi. Atmosfera familiare. Canzoni nostre, sì, ma anche di David Bowie, degli amici Meat Puppets, sul palco insieme a noi. E poi l’urlo straziante di Leadbelly: my girl, my girl, where will you go? Tell me where did you sleep last night”. Applausi, è il trionfo definitivo. Ma all’interno, solo tormenti e pianti.
Rape me
“No, ho deciso di ritirarmi dalla musica. Ma prima voglio andare in vacanza con Courtney. A Roma. Bella, la Città Eterna. La sera si festeggia. Lei non c’è. Dov’è? Un bicchiere di champagne, un altro, le medicine. Troppe, le vorrei tutte. Mi risveglio in ospedale. Dicono che ho rischiato la pelle. Ma io volevo proprio questo. Poco male. Mi ricoverano. Ormai sono un caso clinico. Scappo, prendo un fucile, scrivo due lettere. Il tipico Pesci triste, sensibile, insoddisfatto. Scappo dalla vita. Frances, piccola mia, vivi senza il papà. Sarà molto meglio. Soffro vedendo che sei la mia copia spiccicata, ma io sono stufo. Come diceva quel cantante, Neil Young. È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Io non voglio spegnermi. Mi imbottisco di eroina; una dose tripla rispetto a quella letale. Poi il fucile, in bocca. Addio”.

Ora vi lascio con un video dei Nirvana tratto dal MTV Unplugged in New York, la canzone si intitola "Something in the way", fa parte dell'album Nevermind.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

CIAO DIEGO :)

ODDIO L'UNPLUGGED IN NEW YORK..STUPENDO..A MIO PARERE UNO DEI DISCHI PIU' BELLI CHE ABBIA MAI SENTITO..IL CLASSICO ALBUM CHE VIVRA' IN ETERNO!!!

NELLA MIA PLAY LIST NN MANCANO MAI DUE O TRE PEZZI DI QUELL'ESIBIZIONE, RIGOROSAMENTE DAL VIVO!!!

LE COVER DI DAVID BOWIE CHE FA KURT, DA PELLE D'OCA...PLATEAU SPACCA DI BRUTTO !!!

Diego Casalini ha detto...

si hai ragione plateau spacca!!!!
mitici nirvana!!!

Unknown ha detto...

Non credo si sia ammazzato, aveva troppa voglia di vivere...